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      — Innamorato del mio cane, volete dire, o signora; questa, dopo mia madre, è l'unica creatura che mi ha amato, che si rallegra alla mia gioia, che si rattrista alla mia tristezza; l'unica che piangerà alla mia morte!
      — E non hai piú nessuno di tua famiglia?
      — Nessuno. Quando la mia povera madre stava agonizzante — Baldassarre, mi disse ella stringendomi per la mano — tu sei un brutto ceffo, ma la colpa non è nè mia nè tua. Con questa faccia non saresti un bell'arnese nell'anticamera d'un gran signore; d'altronde, se io ti vedessi una livrea sulle spalle, non vorrei riconoscerti mai piú per figliuolo. Vedi? il mare è dinanzi a te; sei robusto ed animoso; confidati ai venti e all'acque; se non hai pregi di bellezza, sii buono e valoroso! — Seguii il suo consiglio; mi acconciai al servizio di Genova; fui soldato e marinaio. Ma una sciabolata traverso al volto, mi aggiunse questo vezzo per rendermi piú grazioso; ed un'altra al braccio ed al petto mi constrinsero a ritirarmi dalla carriera. Il padre di vostro marito mi accolse pietosamente nel suo castello, e qui invecchiai, veramente con poca lode, ma bramoso di meritarla.
      — Ed anche l'affetto ne hai meritato, soggiunse Enrichetta per consolarlo; la cicatrice che ti ha privato del lume di un occhio, ti è una buona raccomandazione per tutti coloro che han cuore; obbrobrio a chi la riceve dietro la schiena!
      — Voi parlate come un angiolo, o buona signora — riprese il soldato vieppiú commosso. — Non posso nulla per voi; ma qualunque evento sopraggiungesse — forse volea alludere al marchese dell'AquilaBaldassarre ed il suo cane stan sempre pronti; voi conoscete il mio fischio di caccia.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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