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      L'infame Marchese alzò allora la visiera dell'elmo, e sorridendo un cotal riso che farebbe invidia a satana, stette a contemplarla con occhio di basilisco, e stringendo il braccio della semiviva col suo guanto di ferro:
      — Ora sei nelle mie mani! nè Dio, nè il diavolo mi ti potranno rapire!
      Ordinò quindi a due scherani che trasportassero la giacente; ed egli, toltosi in braccio il bambino, tenne dietro il convoglio. Quel pargoletto, divisava l'iniquo Marchese, sarà pegno immanchevole di sua vittoria sulla virtù della madre; e quando avrà soddisfatto il malvagio suo talento, allora saprà rimuover col ferro ogni pericolo per l'avvenire.
      Compiuta per tal modo quest'opera di sangue, quella turba di assassini, sopraccarichi di bottino, abbandonavano il castello della Verrucola e si ritraevano in quello dell'Aquila, prima che cominciasse ad albeggiare. Parte dei servitori del Marchese ucciso giacean cadaveri per le scale, per i cortili; parte aveano aiutata la turba degli assalitori nello spoglio della casa; altri finalmente si eran dati alla fuga ed appiattati nel piú secreto della foresta. La Marchesina e l'unico erede della famiglia, il bambino Spinetta, stavano a discrezione del Marchese dell'Aquila, che li facea trasportare, come poc'anzi descrivemmo, nella sua rôcca inaccessibile. Chi omai starà a difesa del bambino e della madre inerme e bellissima?
      Non rimaneano in libertà che il vecchio Baldassarre e il suo cane, creature cui nessuno badava; eppure basteranno alla vendetta della famiglia assassinata e alla salvezza del bambino superstite.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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