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      Cercò della moglie e del bambino, ma non vide che le coltri del letto sossopra, vuota la culla, ogni arredo della camera sforzato e rotto, tutto a scompiglio e a sangue. Non trovandoli in veruna parte, ebbe per fermo che il scellerato marchese dell'Aquila li avesse trasportati nel suo castello, e all'idea che quelle amate e deboli creature si trovassero a discrezione d'un infame, mugghiò come una belva ferita, e si stracciò le ultime ciocche dei canuti suoi capelli.
      — Iddio solo può difenderli! esclamò il povero soldato, inginocchiandosi accanto al cadavere del suo padrone e sollevando le braccia al cielo.
      Dopo uno sfogo di lacrime, ben si appose che non avea tempo da perdere; ma prima volle prestar gli ultimi uffizi alle spoglie de' suoi padroni; e togliendoseli in ispalla, l'uno dopo l'altro, discese brancolando per una scaletta che metteva in un sotterraneo, dove sorgeano i funebri monumenti dei signori della Verrucola. Li depose in due urne vuote, che certo non doveano aprirsi cosí presto, nè per modo cosí lacrimevole; il vecchio cane, colle orecchie abbassate, mugolando lamentosamente, lo seguitava.
      — Ieri, pensava tra se medesimo, in vederli a colloquio tra di loro, col pargoletto tra le braccia, sani e lieti, chi avrebbe preveduto che quest'oggi, il vecchio Baldassarre li avrebbe seppelliti colle proprie mani, laceri e sanguinosi!
      Compostili nel sepolcro, giudicò conveniente involarsi dal castello prima che aggiornasse affatto. — Quella trista masnada d'assassini, pensava ben a ragione, non si terrà paga alle stragi di questa notte; alla bramosia del sangue seguirà quella della preda; e certo, se qui mi trovassero, non risparmierebbero la mia vecchia pelle.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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