.. almeno avessi potuto darla pe' miei padroni!...
Allora depose il giacco d'armi, si slacciò dal fianco, non senza una trafittura al cuore, lo spadone che per tanti anni avea portato; indossò panni logori di mendicante, per meglio sottrarsi all'attenzione de' suoi nemici, e aver sentore, se fosse possibile, del dove e come si trovassero Enrichetta e il suo figliuolino.
Abbandoniamolo per un momento alla ventura; la Provvidenza drizzerà i passi del vecchio soldato.
VII
Altre lotte, altri spasimi si preparavano alla deserta Enrichetta. Il marchese dell'Aquila, perverso di natura, e inviperito dalle ripulse dell'onesta donna, disperando ridurla coi modi amorevoli ai scellerati suoi desiderii, le avea tolto il suo bambino e l'avea fatta rinchiudere nel camerone d'una torre che sovrastava ad un precipizio. Sperava che, strappandole dal petto il suo figliuolino, l'amor materno avrebbe trionfato d'ogni resistenza; e con questo orrendo calcolo, ancora svenuta e immemore di se stessa, l'avea divisa dal frutto delle sue viscere.
Tra le razze maledette dei serpenti e delle iene, v'ha forse una creatura che possa gareggiar coll'uomo nella fredda crudeltà de' suoi calcoli? Eppure, contemplate la fronte di questo essere; non vi si scopre un'aureola di luce immortale che lo annunzia re della terra, la creatura piú somigliante al divino suo Creatore! E nullameno ve n'ha di tali, che li diresti animati, nel loro fangoso incarco, piuttosto dallo spiro infernale di satana che da quello di Dio.
Il marchese dell'Aquila, raccoltosi nelle sue stanze, nell'ebbrezza del trionfo, depose le armi nere che quella notte avea indossate; si lavò, sorridendo, le mani da alcune goccie di sangue, s'acconciò come meglio seppe la persona, quasi si preparasse ad una festa da ballo ed alla parte di seduttore.
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