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      E frammezzo al dolore che l'opprimeva, sfolgoreggiava nel suo volto qualche cosa di sublime, una dignità cosí commovente in pronunciare queste parole, che l'animo piú duro ed ignobile ne sarebbe rimasto meravigliato e compreso.
      — Prendete qualche cibo, ristoratevi — soggiungea la guardiana, per rompere il filo delle sue domande, ed apprestandole alcuni alimenti che il marchese dell'Aquila si era dato premura di farle recare.
      — Oh, la morte! oh, la morte! se non mi rendono immediatamente il mio sposo e il mio bambino. Oh, il povero bambino che ha bisogno di me! E mio marito me l'hanno ucciso!... ah sì! ben mi ricordo! me l'hanno ucciso!
      E abbassava il capo, e abbandonava penzoloni le braccia sulle ginocchia, indifferente al macigno su cui si appoggiava. La sua lunga capigliatura le velava in parte il volto e l'omero seminudo; l'avresti detta, a considerarla in quel muto abbattimento, la statua del dolore, la Niobe petrificata.
      Non vogliamo contristare piú oltre l'animo del lettore, nè contristare noi stessi. Se tu, che leggi queste pagine quale il cuore le detta, sei donna, compiangi alle lacrime d'una tua sorella; se uomo, dall'orgogliosa ragione, dal severo sopracciglio, umiliati dinanzi al dolore di questa donna; e vedi quanto debbe esser nobile, rispettabile questa creatura cosí fragile, e che ha forza di soffrir tanto!
      Passarono cosí molte ore del giorno, che la mente della prigioniera non seppe misurare. Divorata da una sete di moribondo, non attinse che poche goccie d'acqua, le quali, tocca appena la sua lingua, inaridirono.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Aquila Niobe