Quel miserabile, nel concederle una grazia, avea calcolato che il cuore della sua vittima, inebbriato di nuove dolcezze, non reggerebbe a privarsene un'altra volta; era un dar tregua al torturato acciò, rinvigorito, potesse sopportare nuovi tormenti.
IX
Le sue bionde anellaVan confuse ai biondissimi capelli
Del pargoletto che si stringe al seno,
Le cui tenere mani alla preghieraPietosamente atteggia, e cosí a terra
Le ginocchia piegò, mentre il fedeleAngiolo suo la ricoprì coll'ale,
E d'amplesso invisibile la cinse.
Appena la buona Enrichetta rimase libera dall'odioso aspetto del castellano si inginocchiò a pregar Dio acciò volesse sorreggerla, consigliarla nelle dure prove che le si preparavano. Pianse, e pregò per l'anima di suo marito, raccomandandosegli volesse guardar dal cielo gli avanzi sventurati di sua famiglia. Le lacrime che le stagnavano intorno al cuore e la soffocavano, si sciolsero con dolcezza non mai provata, commiste alla preghiera e consolate dalla fede e dalla speranza.
Se poc'anzi espressi l'opinione che nullo è il rimorso nell'anima imputridita di certi perversi, e per lo meno non è castigo sufficiente al delitto, tengo invece per sicuro ed ineffabile il conforto in que' sventurati che soffrono, senza colpa, l'altrui prepotenza, e confidano in un ordine di cose superiore alle terrene.
E qui parmi risposta specialmente la grandezza e la dignità umana; una debile creatura, aggravata di catene, priva della luce del sole, sepolta ancor vivente dentro una carcere, abbassa il capo rassegnata, cerca un ricovero nella propria coscienza, e vi trova un tempio luminoso, dove Dio si rivela e dove non può giungere la rabbia umana.
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Enrichetta Dio Dio
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