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      Enrichetta, scuotendosi facilmente da quel sonno leggerissimo, sorse in piedi, tese ansanti le braccia; le sue labbra scolorate sorrisero; i suoi grandi occhi scintillarono, e la sua fronte si fe' serena. Alla vista del pargoletto che le stendeva le sue manine, dimenticò le atroci scene della scorsa notte, i pericoli, le minaccie dell'avvenire. Quelle altre pareti scomparvero dal suo sguardo; sentì nuovamente l'aura aperta dei campi; la vita passata insomma, una vita che non dovrà tornare mai piú, risorse nel suo cuore di madre con tutte l'ineffabili sue dolcezze. Ma ricompostasi da quel primo impeto di gioia e di tenerezza, pensò al domani, al ritorno del castellano, al prezzo con cui dessa avrà a riscattare la vita del suo bambino.
      — Oh quel feroce, dicea fra se stessa, che fece scempio di tutta la mia famiglia, non avrà certo riguardo all'innocenza di questo bambino; d'un erede che potrebbe, fatto adulto, chiedergli conto di quella notte!
      E l'ombre intanto si addensavano e crescevano con esse le sue paure. Non si ode che il malinconico fischiar del vento tra i rami della foresta, e il rimbombo di un torrente che scorre ai piedi della torre dove ella è chiusa, precipitandosi di balza in balza. L'infelice non ha piú che sperare dagli uomini; ma leva gli occhi verso il cielo, e sostenendo tra le braccia il bambino addormentato, l'offre alla Madre dei dolori, e lo confida alla custodia di lei.
      Ed ecco improvvisamente s'ode un fischio nella valle... il fischio di Baldassarre. Come da negri nugoloni sfugge un raggio limpidissimo, la speranza balenò nell'anima di Enrichetta.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Madre Baldassarre Enrichetta