Ivi passò fra le tenebre il giorno intero, lacrimando sul destino della povera sua padrona, rimasta in potere di quel tristo, e facendo mille disegni per trovar modo di liberarnela; ma tutti gli pareano scarsi al bisogno. — Raccogliere i servi piú fedeli, i vassalli, i contadini che erano vincolati di cuore alla famiglia dei Marchesi della Verruccola; muovere improvvisamente contro il castello dell'Aquila, coglierlo alla sprovveduta... ma la maggior parte erano uccisi, fuggiti o tremanti per se medesimi. D'altronde, quando anche fosse riuscito a rannodare i piú fedeli ed animosi, avrebbe forse salvata la vita ad Enrichetta, o piuttosto non correa rischio d'irritar maggiormente il marchese dell'Aquila e precipitarlo ne' perversi suoi disegni?
Gli parve alla fin fine, quasi per celeste ispirazione, d'aver colto nel segno. Impaziente di mettersi all'opera, sorse di terra, si avvicinò all'imboccatura della caverna per assicurarsi se ancor rimanessero molte ore di giorno. Ma già il sole declinava dietro i monti; gli uccelli notturni cominciavano ad agitarsi nelle oscure vôlte della caverna, aspettando anch'essi con impazienza il regno del silenzio e delle tenebre per uscire all'aperto.
Assicuratosi che i dintorni della grotta eran liberi da ogni insidia, ravvolse il picciolo Spinetta nel suo mantello, e si cacciò per le vie piú deserte e spedite, poichè ben s'appose che dalla prontezza del suo operare, potea dipendere la vita e la libertà di Enrichetta.
— Se la povera mia signora, dicea fra se stesso il buon servo studiando il passo, può deludere il suo tiranno ancora per pochi giorni, mi confido trarnela salva ed illibata.
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