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      Non disdegnate la mia preghiera; pronunciate una parola di misericordia; voi pure ne abbisognerete nei momenti della vostra agonia; preparatevi, per quell'istante, una memoria consolatrice; io starò, pregando, tra l'Eterno e voi. Permettete che io vada a piangere una sola volta sulla tomba di mio marito; e a chiudermi quindi in un monastero, dove pregherò anche per voi, e benedirò il momento in cui m'avete liberata!
      Cosí dicendo, si gettò ai piedi del Marchese, e stese le braccia verso di lui, in atto supplichevole.
      — Oh ben si dice che avete faccia e voce di sirena! — disse tra sè il Marchese, dopo averla contemplata con sentimento di compassione. Ma quindi sfavillando nell'effervescenza de' colpevoli suoi affetti, e stringendole ambedue le mani che Enrichetta le stendea,
      — Sei troppo bella, soggiungeva con un sorriso infernale; sei troppo bella, perché io possa esaudire la tua preghiera! La tua bellezza non dee appassire in un monastero... ma risplendere... esser mia!
      E fece atto d'abbracciarla; ma quella, levandosi come baleno, e svincolandosi dalle sue braccia,
      — Arretratevi, sciagurato! prorompeva sdegnosamente; le vostre mani goccian sangue di mio marito, e osate ancora insultar la sua vedova? Tuttochè chiusa in questa carcere, sto al dissopra dell'iniqua prepotenza vostra; potrete uccidermi... animoso cavaliere contro un'inerme... prodissimo contro un uomo che dormiva; potrete uccidermi, vi ripeto... ma non mai deturparmi!
      — Sarai mia ad ogni costo — ripetè il Castellano, slanciandosi verso Enrichetta — nessuno, nè il Dio che preghi, nè l'inferno di cui minacci, potranno salvarti dalle mie mani.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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