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      Accosto al padiglione imperiale s'accampano le falangi dei Giannizzeri; oh, vedi che file immense, tacite ed ordinate, mentre la maggior parte delle altre schiere non conoscono disciplina, e si abbandonano ad orgie notturne, intorno ai fuochi delle vigilie! Questi Giannizzeri, strappati bambini dalla terra natale, non conoscono né amor di patria, né vincoli di parentela; la bramosia del bottino e la sete del sangue sono gli unici affetti che li spingono al combattimento.
      Vedi quelle altre file di cavalieri, splendidi d'armi e d'uniformi orientali! Sono essi li Spaì, cavalleria invincibile, che, fiancheggiata dai Giannizzeri, è il sostegno piú saldo della mezzaluna. Ogni guerriero, coricato per terra, tiene avvolto al braccio le redini del generoso cavallo, che sembra aspettar l'alba con impazienza.
      Piú lungi si accampano le milizie dell'Anatolia, che gareggiano talvolta cogli stessi Giannizzeri per impeto e per valore; il resto è una turba immensa di schiavi, di saccomanni, che portano la devastazione del turbine ovunque passano.
      Ma presso le schiere degli Spaì posano le artiglierie maneggiate da rinnegati, che promisero, sul loro capo, la vittoria alla mezzaluna; al presente sono essi i migliori artiglieri d'Europa.
      Maometto, sdegnoso d'ogni riposo, uscì dalla tenda. Egli getta severo lo sguardo sopra le file dormenti del suo esercito; e quindi sopra le torri della città assediata. Affissa il tempio di Santa Sofia che signoreggia tutti gli altri edifizi, e la croce, raccomandata al suo pinnacolo, che rifrange i raggi della luna.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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