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      Due di queste cisterne servono ancora oggigiorno al loro uso primitivo; una terza, denominata Mille ed una Colonna, numero indefinito presso gli Orientali, è rimasta asciutta, e fu convertita in laboratorio di seta. Le vôlte di queste cavità immense poggiano su pilastri smisurati di pietra concia, sulla cui superficie tutta ravvisi alcuni bassirilievi; e, guardate nel complesso, riescono d'un aspetto imponentissimo.
      Ma quella piú straordinaria di tutte, perché nessun viaggiatore riuscì mai a misurarla, e che forse è destinata ad inghiottire palagi, tesori e migliaia di vittime, ha nome, presso i Turchi, Betan serai. Dicesi che questa caverna, ripiena d'acqua ancora oggigiorno, sebbene siano ignoti i fonti che la alimentano, scorra largo tratto sotto le strade di Costantinopoli, e si estenda oltre il recinto delle sue mura. Un giovane inglese che, or fa pochi anni, tentò avventurarsi sopra un canoto, munito di torchie impeciate, attraverso l'oscuro laberinto di quella cisterna, non ricomparve mai piú alla luce del giorno. Che tremenda agonia non deve essere stata la sua, quando vide spegnersi l'ultima torcia, e l'abisso delle tenebre avvilupparlo per ogni parte!
      Ora per questi luoghi sotterranei si innoltravano animosamente Guglielmo ed Eloidin. Dovremo noi scrivere per essi, sull'entrata di questa caverna, quell'annunzio che vide Dante sulle porte dell'Inferno!
     
      Lasciate ogni speranza, o voi che entrate!
     
      VI
     
      Guglielmo, dopo aver progredito di alcuni passi nella caverna, appiccò fuoco ad una torcia impeciata, di cui s'era già provveduto, per rischiare quel cammino sotterraneo.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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