Di lì a un momento, le quattro galee genovesi, sbaragliato il primo ordine dei vascelli turchi, s'avanzavano trionfanti per il canale.
— Dio eterno! son essi! esclamò Guglielmo, fregandosi gli occhi per meraviglia come uomo che teme di trasognare. Ecco, si slanciano ad investire il secondo ordine!
E qui nuovo silenzio d'aspettazione, d'ansietà indescrivibile.
— Oh guardate, Eloisa! — esclamò a un tratto Guglielmo — Maometto stesso, il sultano si precipita col cavallo nell'acqua, sguainando la scimitarra. I suoi Giannizzeri tentano invano di rattenerlo.
E la giovane, drizzato lo sguardo verso la parte, cui Guglielmo accennava, distinse chiaramente l'imperator mussulmano, che gridando ordini e minaccie ferocissime alle sue ciurme, si era slanciato nell'acqua del Bosforo.
— Turco stolido! esclamò Eloisa sorridendo. Uno dei tuoi pari, in queste sponde, battè l'acqua del mare per castigarlo dell'aver rotto il suo ponte! E poi si tenne a gran ventura di poter fuggire su di un battello di pescatori.
E diffatti, se le sue guardie non accorrevano a cavarlo dall'acqua, la corrente del diavolo, come appunto si chiama in quel punto il canale del Bosforo, l'avrebbe strascinato e sepolto ne' suoi gorghi.
Quando i nostri due spettatori rivolsero di bel nuovo la loro attenzione alla battaglia navale, raffigurarono spiegata al sole l'insegna genovese, che uscia trionfante da globi di fumo o di fuoco, e dirigevasi impetuosa contro il terzo ed ultimo ordine di vascelli che omai soli le contrastavano.
I Mussulmani, punti dalla vergogna, irritati dalla strage che quattro piccoli legni aveano fatta dei loro vascelli, rincorati dalla presenza del sultano e dell'esercito pedestre che tentava incoraggiarli colle grida e cogli atti, si preparavano ad avviluppare le quattro galee; ma queste, formato un gomitolo, e ordinatesi a modo di triangolo, diedero dentro animosamente alzando il noto grido di evviva san Giorgio.
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