Il momento fu terribile e decisivo; una nave greca che andava di conserto con essi andò a pericolo d'esser fatta prigioniera; ma le galee genovesi, manovrando con incredibile alacrità e giustezza, riuscirono a svilupparla dai vascelli che era circondata. Ed ecco, che uscendo sane e salve da quel nembo di fuoco e di fumo, s'avanzano ornai libere e vittoriose le quattro galee. La flotta turca, composta di cento legni, poc'anzi cosí minaccevole, è sterminata in gran parte; le acque del Bosforo riflettono le fiamme dell'incendio che compie la vittoria dei Liguri; tratto, tratto odi lo scoppio delle artiglierie, che infuocate tuonano fra di loro, e quello de' vascelli che si sfasciano. Venti mila cadaveri mussulmani galleggiano sanguinosi o si profondano nei gorghi del mare.
Un grido immenso, prolungato, salutò dalle mura di Costantinopoli, gremite di soldati e di popolo, le quattro galee vittoriose; mentre per dar loro l'accesso si sollevava la pesante catena con cui gli assediati avean chiuso l'imboccatura del porto.
Il Sultano, abbassando la scimitarra, è costretto ad esclamare: "Agli Ottomani diede il Supremo Signore tutta quanta la terra, agli infedeli Cristiani l'imperio del mare!"
IX
Maurizio Cattaneo, podestà della colonia genovese nell'isola di Scio, era l'intrepido e fortunato capitano che entrava allora nel porto di Costantinopoli per rinfrescarla d'uomini e di munizioni. Prima di salpare da Scio avea incaricato il vecchio Guglielmo di recarne egli stesso in persona l'avviso a Giustiniani, acciò questi potesse rianimare le speranze degli assediati, e soccorrere all'uopo le sue galee, divertendo le forze degli Ottomani con opportuna sortita.
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