Le fantasie del popolo avean vedute le sacre imagini versar lacrime, correr sangue le fontane; diceano essersi incontrati in mare navigli misteriosi che passavano nella notte cantando gloria a Cristo; si narrava d'un Cenobita che, morto da gran tempo, sorgeva ogni notte dalla sua sepoltura, e andava a bussare all'uscio delle cellette dei monaci per avvisarli a star desti nell'aspettazione d'un gran giorno. Ancora oggigiorno i Mussulmani, che non sono se non attendati in Europa, conservano profezia della loro crociata in Asia; e parlano d'un santo vescovo che, al loro irrompere in Costantinopoli, si rifugiò in una camera annessa alla chiesa di Santa Sofia, dove, fisso da quattro secoli sopra un libro misterioso, aspetta l'ora in cui i Turchi dovranno partire, per uscir di bel nuovo e celebrare una gran messa all'altare maggiore. Sappiamo che nello scorso secolo, in un giorno di festa, fuggirono tutti dalle lor case, perché credevano compiesse allora in quel punto il termine stabilito al loro dominio in Europa.
Prima che i destini di Bisanzio si consumassero, nei tempi che descriviamo, correa voce tra il popolo, che il santo vescovo, la cui tradizione passò quindi ai Mussulmani, uscisse ogni notte dal suo sepolcro, vestito de' suoi abiti pontificali; fu visto, dicean essi, nel profondo della notte, inginocchiarsi sui gradini dell'altare e piangere colla faccia a terra, versar lacrime così cuocenti, che il marmo ne serba impronta. Le statue, le sacre imagini, perfin i cadaveri dentro i sepolcri, piangeano anch'essi silenziosamente in quell'ora misteriosa, e le lampade del santuario si scoloravano.
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