— Compiasi il mio destino, qualunque sia! esclamò Giustiniani; ma tu stamane hai nominato Eloisa...
— Eloisa mi stava a fianco, seduta a terra presso la bara, senza lacrime, senza parole, colla faccia nascosta tra le mani; e in quella che io tentava di consolarla, udii piangere vicino ad essa un'altra persona... una giovinetta bellissima, abbrunata, che si appoggiava colla fronte sull'omero d'Eloisa, e questa piangeva cosí amaramente che il volto del santo vescovo, nel rimirarla si scolorava. Quindi nel rialzarsi la mirai fisa nella faccia, riconobbi Irene, l'amante del Toledo, la figlia stessa dell'imperatore!
— Dio eterno! esclamò Giustiniani, abbi pietà di loro! proteggili! — E che avverrà di Eloisa? riprese il guerriero con ansietà sempre crescente.
— Ah risparmiatemi questo racconto; tutto non sarà consumato!
— Prosegui, te ne prego; ogni incertezza sarebbe insopportabile... per chi deve morire!
— Di lì a poco — soggiungea il marinaio; il color bruno della sua faccia si mutò in livido — di lì a poco tra macerie fumanti e sanguinose... il mio piede urtava in un cadavere... Ah Giustiniani, non mi astringete a dirvi il nome di quella giacente!
— Eloisa, vuoi dire!
E la fronte del guerriero dopo essersi incurvata sul petto rialzavasi e si illuminava; stette alcuni momenti in un silenzio indescrivibile; quindi levandosi da sedere impetuosamente, afferrò il braccio di Guglielmo e traendosi coll'altra mano un pugnale dalla cintura:
— Guglielmo! esclamava coll'accento dell'amore, dell'ira e della disperazione — so che ami Eloisa con amor di padre; giurami che, prima di abbandonarla nelle mani dei nemici, tu.
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