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      Centocinquanta Genovesi, il fiore della gioventù, speranza dei miseri assediati, perirono o affogati o colpiti dalle palle; e quando Guglielmo, salvato per miracolo, approdò in porto, quell'avviso accrebbe la costernazione della città.
      E questo fatal giorno è il 29 di maggio 1453, festa della Pentecoste. È questa l'ultima volta che una solennità cosí augusta si celebra nella sede piú antica del Cristianesimo. Piangeranno le vie di Sionne, perché il popolo non accorre piú alle sue feste, perché la mano delle vergini piú non le sparge di corone fiorenti! Maometto con tutte le sue forze ha risoluto un assalto generale; le immense schiere dei Mussulmani e i pochi difensori di Costantinopoli già si fronteggiano.
      La storia ci racconta — e cosí augusta è la semplice esposizione dei fatti che non fa d'uopo adornarla coi fiori della fantasia — che prima del combattimento, Costantino e tutti i capitani dell'esercito si recarono solennemente alla chiesa dello Spirito Santo a ricevere i conforti estremi della religione; di preghiere e di gemiti, scrive il Serra, risuonavano tutte le chiese; le strade eran quasi deserte. Ma il capitan generale, Giustiniani, avea già provveduto a ogni cosa. Un testimon di veduta, prosegue il Serra, lo paragona ai giganti dell'antichità; un altro scrive che era saldo al fuoco come diamante; e con piú tenerezza i vecchi riconoscenti, ovunque egli accorra, lo salutano padre e conservatore della città.
      La storia conserva i nomi di quei valorosi che si divisero tra di loro la difesa di Costantinopoli; e noi vogliamo rammemorarli all'attenzione dei posteri, attenendoci sempre al racconto del benemerito Gerolamo Serra.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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