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      Abbandoniamo questo asilo contaminato dagli infedeli, per ricondurre i nostri lettori all'entrata di quel sotterraneo, che, dalla chiesa di Santa Sofia, mette al di fuori delle mura.
      Eloisa avea percorsa già questa strada altra volta, colla speranza nel cuore, coll'ansietà dell'amante; ed ora dovea ritesserla col cadavere del suo sposo, scampato a stento dalle mani dei nemici. Con quai foschi colori rappresentar questa scena!
      Il vecchio marinaio, Guglielmo, adagiò nel barchetto il cadavere di Giustiniani, e lo coperse del suo mantello; Eloisa, vestita d'armi, ma scoperta il bel capo, sta prostrata ai piedi dell'eroe, nel silenzio, nella piú cupa disperazione; ed una teda, funebre veramente, riverbera la sua luce sull'acque nere, stagnanti di quel canale, e sul gruppo dei nostri tre personaggi.
      Ma Guglielmo, prima di ricacciarsi negli oscuri anditi delle caverne e lasciar per sempre Bisanzio, pensò alla figliuola dell'imperatore, e non ebbe cuore d'abbandonarla nelle mani degli infedeli. Lasciando per poco Eloisa in quel luogo sicuro, si avventurò di bel nuovo per le strade della città, incamminandosi al palazzo di Costantino. Oh quante imagini di lutto e di spavento nel tumulto di quella notte! Da questa parte, soldati che irrompevano, avidi di rapina e di sangue; da quella, donne scarmigliate coi bambini, vergini derelitte, seminude che fuggivano dissennate per sottrarsi alla schiavitù, all'obbrobrio!
      Guglielmo, favorito dalle tenebre, pratico degli anditi piú secreti della reggia, riuscì a metter piede in quelle sale che la turba vilissima dei cortigiani avea già abbandonate.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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