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      Una frotta di Turchi avea superate le porte del palazzo, e vi irrompeva da tutte le parti.
      — Non ci resta, principessa, che fuggire da questa parte; ogni momento di ritardo può chiuderci questo scampo.
      Ma Irene piú non l'udiva; l'annunzio inaspettato e quasi sicuro dalla morte del suo padre, la paura dei Mussulmani che s'avvicinavano alle sue stanze, tolse l'infelice principessa al sentimento, alla conoscenza delle sue orribili circostanze; le forze, già estenuate dal lungo suo dolore per la morte del Toledo, l'abbandonarono, e venne meno.
      In quel momento s'apersero le porte della sala, ed alla testa d'uno stuolo d'armati comparve ne' suoi splendidi vestimenti un duce mussulmano, Achmet, il giovane ambasciatore che la notte innanzi si era presentato a Costantino per offrirgli le condizioni di resa.
     
      III
     
      Questo guerriero, come accennammo, era di quella nobile stirpe araba, sangue generosissimo che ha per carattere la lealtà, il coraggio, e un'alterezza naturale che è disdegnosa d'ogni basso pensiero. Sebbene, per bramosia di battaglie, di gloria e per religioso entusiasmo ispiratogli dal Corano, seguisse la fortuna delle armi mussulmane, detestava tuttavia la stupida ferocia, la testardaggine poco meno che austriaca e l'avarizia del Turco. Talché Achmet, appena gittato il severo suo sguardo su quella scena di piangenti donne, fe' allontanare, con un colpo di scimitarra, coloro che lo seguitavano; e solo si fece innanzi.
      — Non porto guerra alle donne, cominciò il giovane per riassicurarle; anzi, ho giurato sull'onor mio di difenderle in ogni scontro e contro chiunque.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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