Ed abbassata con una mano la scimitarra, ponea l'altra sul cuore, quasi in atto di rinnovare il suo proponimento. Ma piú dell'atto amichevole riuscì a tranquillare, a rasserenare quello stuolo di donne, la bellezza angelica veramente del giovanetto, talché un vincitore, di questa fatta, era tutt'altro che da impaurirle. Ma Achmet, poco badando a costoro, s'avvicinò modesto, dignitoso alla principessa, che, sciolte le belle chiome, bianca piú che neve, e fuori di conoscenza, posava sopra la seggiola circondata da alcune ancelle.
L'arabo cavaliere, in contemplar quella faccia cosí bella, cosí commovente nella sua pallidezza; quelle pupille semichiuse e velate da lunghe palpebre cosperse di fredde lacrime, que' lineamenti cosí delicati, verginali, e piú ancora in considerare lo stato della persona, caduta da sí alto posto, sentì commuoversi profondamente da pietà, da ammirazione e da una soave tenerezza che gli ferì il cuore di ferita non piú sanabile.
Guglielmo che, col suo sguardo penetrante, era disceso nel cuore del giovane, gli si fe' presso, e additandole pietosamente la principessa che cominciava a rinsensare,
— È la figliuola dell'imperatore, gli disse; ben è degna della pietà vostra e della vostra protezione, o cavaliere.
Ed Achmet, che nell'altezza de' suoi sentimenti trovava sempre una voce a favore d'ogni infortunio, ordinava a due arabi suoi fedeli di scortar sana e salva, sotto pena del capo, la giovane principessa, ovunque Guglielmo avesse indicato per sua maggior sicurezza.
| |
Achmet Achmet Guglielmo
|