— Il sangue di quel prode ricadrà sopra voi.
— Siete ornai soli contro tutto un esercito; arrendetevi.
— Per quanti siate, non vi pavento.
— E come vorrete salvarvi?
— Io non intendo salvarmi.
— E che avete dunque in animo?
Eloisa, che sino a quel punto avea conservata un'apparente tranquillità, si accese nel sembiante e negli occhi; e trattasi innanzi d'un passo, riprendeva con voce pacata, come persona irremovibile nel suo proposito:
— Non intendo di vincere, ma di morire e di strascinare ne' miei funerali quel maggior numero di Mussulmani che mi è possibile. Dal momento in cui gli esseri piú amati che io avea al mondo caddero sotto le vostre spade, la vita mi è diventata insopportabile, e mi diverrebbe obbrobriosa se io l'ottenessi da voi. Dunque nessun patto tra di noi; poiché io temo piú la vita che l'armi vostre; ma questa voglio spenderla in cotal modo, che le ombre de' miei congiunti, de' miei compaesani sian vendicate; voglio lasciarvi un ricordo tale, che i vostri figli e nepoti abbiano a rammentare con ispavento la vergine genovese che difese questo castello.
— Ma potrete uscir salva, voi e quanti son qua dentro — osservò allora il Mussulmano, cui forse non talentava un conflitto disperato, o che tale fosse l'ordine ricevuto da Achmet, o che pure nascondesse un'insidia per impadronirsi d'Eloisa e del castello senza correre i rischi d'una battaglia.
— Omai basta, rispose Eloisa con volto ed atto severo. La bandiera genovese che sventola ancora su queste torri, non si abbasserà, se non fulminata, dinanzi alla vostra mezzaluna.
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