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      Ora chi può descrivere l'espressione del suo sguardo, sguardo di innamorato che si affissa sul volto della giacente, e nel moto delle labbra e degli occhi, nello scolorarsi progressivo della fronte, misura grado a grado il dileguar della vita! Con quale palpito conta gli aneliti accelerati di quel seno che tra poco sarà freddo e per sempre immobile! E mentre colle braccia conserte al petto la sta osservando senza moto, senza parola, pensa al giorno della domane, al tempo che dovrà scorrere senza di lei, e i propositi piú disperati travolgono la sua ragione in un abisso di tenebre.
      Irene ha letto nel cuore di lui, e chiamandolo presso di sé:
      — Achmet, prese a dirgli sommessamente; ancora pochi momenti, e saremo divisi in eterno. Credi al Dio che può riunirci e porgerti ancora in terra una suprema consolazione? La tua anima è troppo nobile per disconoscerlo a lungo, o Achmet, troppo nobile, per cercare in cosa umana un compenso al tuo dolore!
      E qui la vergine, rianimandosi nella speranza di chiamarlo alla verità per via dell'amore, si levò alquanto a sedere, e con un sorriso di dolcezza ineffabile, che la morte rendea piú augusto, piú commovente, gli stese la mano.
      — Achmet, ripigliava rasserenandosi, vuoi tu rinunziare al momento di rivederci? Questa parola addio deve esser l'ultima veramente tra noi?
      — Ah no! proruppe Achmet, ginocchiandosi accanto al letto, ed appoggiando la sua fronte sulla destra di lei:
      — Il tuo Dio sarà il mio Dio, la tua fede è la mia fede. Percorrerò, dovunque tu mi preceda, la via del sepolcro; purché alla fine del tenebroso mio cammino possa ancor ritrovarti, ovunque, sia nell'alto de' cieli o in fondo degli abissi!


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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