LATORRE DEL SARACENO
I
Mentre i mari piú lontani rosseggiavano d'italiano sangue che italiane destre versavano; mentre gli scogli della Propontide si procacciavano una funesta rinomanza per la battaglia de' legni liguri e de' veneziani, che piú feroci di quella notte spaventevole, eterna nella storia, li copriano di cadaveri e di naufraghi(45); mentre Genova percotea Pisa mortalmente nell'acque della Meloria(46), e stringea quindi con ferro e fuoco la Cibele dell'Adriatico nelle sue stesse lagune(47); guerre detestabili, ma troppo aspramente giudicate da noi moderni, poiché gli effetti che partorirono non erano allora né preveduti, né prevedibili; pochi legni di ladroni barbareschi assalivano e devastavano impunemente le terre marittime dei vincitori, e soli venti Saraceni sbarcati a Frassineto teneano a freno quella regione(48).
Rimangono ancora a' dì nostri, tra la gente di mare e de' villaggi, tradizioni oscure, antichissime, che ci rivelano il viver rotto e procelloso di que' tempi; e il vecchio marinaio che le ripete come le udì a narrare dalla bocca di suo padre, ti addita, lunghesso il lido, qualche avanzo di riparo o di turricciuole, che egli crede tuttavia abitati dagli spiriti misteriori della sua leggenda.
Percorrendo la costa ligure occidentale, tra Noli, città antica, e il pittoresco villaggio di Spotorno, superbo per la bellezza delle sue donne, sopra un angolo della strada che sporge in mare, vedi sorgere tra pianticelle selvatiche e corimbi d'edera, mesto e solenne ornamento delle rovine, due turricciuole, denominate ancora oggigiorno Castello del Saraceno.
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