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      Poco lungi, sulla vetta della montagna, giacciono qua e là dispersi tra i vigneti e pochi ulivi, alcuni frammenti di costruzione, che si crede appartenessero ad un castello antichissimo d'un potente signore, forse il marchese del Carretto. A mezza lega di distanza, e poco lungi dalle falde della montagna bagnata dai flutti, nereggia sterile, abbandonato l'isolotto di Bergegi, di cosí leggera importanza, che alcuni geografi dimenticarono d'accennarlo. Non abitazione, non vestigio di coltura, non boscaglia che lo rallegri, che lo ripari dalla vampa del sole e dalla furia dei venti; se non che verso il sommo della roccia, le rovine d'un antico monastero, una cisterna ed una capace grotta servono di refrigerio e di ricovero al pescatore che vi si reca, nei giorni di calma, ad asciugar le sue reti(49). Eppure su quella roccia arida e desolata, cinta da acque furibonde che minacciano di superarla, vissero creature umane e ne scomparvero come nebbia del mattino. Dove un giorno suonò il canto del solitario, s'ode lo strillo dell'alcione che vi ripara dalla tempesta, e il pauroso coniglio scavò la sua tana; ma le fantasie popolari non vollero abbandonare quei ruderi, e connettono ancora tra di loro la Torre del Saraceno, i rottami della montagna e le rovine del monastero.
     
      II
     
      E' fama, come accennammo, che un potente signore, nei primi tempi del medio evo, abitasse in un castello sulla vetta della montagna, e che partito, alcuni vogliono, per Terra Santa, altri per l'impresa della Meloria, vi lasciasse a guardia un suo figliuolo ed una giovane sua figliuola, non meno attraente per leggiadria di forme, che per altezza e nobiltà d'animo.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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