Mentre ella un giorno, dall'alto d'una torre, espiava nell'orizzonte se comparia la vela del suo genitore, fu assalita improvvisamente da una schiera di Saraceni, che, approdati nella notte a quella costa, la strinsero d'assedio nel castello e le intimarono la resa. Ma l'animosa fanciulla non cadè d'animo; armò, come meglio seppe, famigliari, contadini e alcune guardie della casa; si coprì il petto di ferrea maglia, acconciò dentro l'elmo il volume de' suoi capelli, e comparve sulle mura a rintuzzarne gli assalitori. Invano; tutto cedè all'impeto ed alla sorpresa di que' furibondi; il castello fu espugnato; le fiamme suscitate dall'ira de' vincitori o dalla cieca disperazione dei vinti, già divoravano gli appartamenti interni, già scoppiavano vorticose alle spalle della guerriera, quando ella ritraeasi col fratello, difendendo palmo a palmo il terreno, sul ripiano d'una torre che stava a perpendicolo sul fianco dirupato della montagna. Nell'ultima alternativa di ceder l'armi o precipitarsi da quell'altezza, mentre gli assalitori incalzavano più davvicino e piú ardenti, il fratello cadde e spirò ai piedi di lei, côlto nel petto da una saetta; ma la giovane, risoluta piú che mai, si fece innanzi d'un passo per servir di schermo al caduto; nell'impeto della sua mossa le si slacciò la gorgiera dell'elmo; i lunghi, biondissimi suoi capelli le si svilupparono luminosi intorno al capo; apparve donna; e i nemici, irritati della sua resistenza ed eccitati dalla sua bellezza, ruppero in un grido furibondo come bramito di fiera.
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Saraceni
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