Già stava per soccombere, incalzata all'orlo del precipizio, quando un giovane Saraceno, che alla ricchezza del vestimento, ma più ancora alla maestà del volto, ti si appalesava capitano di quella schiera, accorse, ruppe la calca; intimò a que' furibondi di retrocedere, e solo, composto negli atti e nel volto, si fece innanzi, abbassò la punta della scimitarra, e promise alla giovinetta su quell'acciaro e sul nome di Allah, che non avrebbe usato mai sopra di lei i diritti della vittoria. La bellezza della fanciulla, lo sguardo delle nere sue pupille, animato dal fuoco della battaglia e dall'entusiasmo che ti ispira il pericolo, quella bionda capigliatura ondeggiante al vento, mentre le fiamme che la attergavano, serviano quasi di campo alla nobile e leggiadra sua persona, commossero, come visione sovrumana, l'animo del Saraceno; e la giovinetta, colpita anche essa alla serena maestà del volto, al natio decoro che si appalesava nel portamento di lui, dimenticò il proprio pericolo, sentì che potea deporre la spada e fidarsi all'onore dell'ignoto cavaliero.
Cosí fece. Donde nasca questa subita confidenza, questa simpatia reciproca fra due esseri sconosciuti, sian pur nemici, è un mistero del cuore umano, che tutte le fisiologie del mondo e il sistema di Gall e simili, non riusciranno a spiegar mai.
III
Il Saraceno, prosegue la tradizione, fabbricò allora quel castello che da lui si intitola; serbò fede alla sua prigioniera; le assegnò alcune camere, dove non osava metter piede, se non avuta licenza, e dove ella costrusse una specie d'altare, adornandolo coll'imaginetta d'una Madonna che ebbe il permesso di trasportar dal castello di suo padre.
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