— Ed io, rispose la giovanetta con voce ferma, cogli occhi al Cielo, non avrò che un solo, un eterno affetto, e per voi; — Ma non dispero, soggiungeva, illuminandosi nella santa sua speranza,... l'anima tua, Achmet, è troppo nobile, perché le tenebre dell'errore siano eterne sulla tua mente.
E traendolo con soave violenza verso l'altare della Vergine, cui stavano consacrati i fiori che le avea dati egli stesso:
— Qui t'aspetterò, Achmet; e se la vita mi verrà meno, prima che tu ritorni per esser mio, l'ultima e la piú ardente preghiera d'Eloisa sarà per te, sarà tale quella preghiera, che tu, dovunque e qualunque sia, ne sentirai sul capo l'influenza benedetta!
E si divisero.
La marea, ingrossata spaventevolmente verso sera, rimugghiava contro gli scogli della costa; baleni sanguinosi, squarciando tratto tratto le tenebre della tempesta e della notte, illuminavano sinistramente gli abissi dei flutti. La vela del Saraceno, travagliata dai venti, brillò un istante, come ala di alcione, agli occhi della povera Eloisa, che stringea convulsa le sbarre della sua fenestruola. Il giovane volse ancora uno sguardo a quella camera! Oh se l'abisso delle sabbie e delle acque che gli fremeva sotto i piedi, potesse invece rovesciarsi sopra il suo capo! Ma i destini non erano ancora compiuti.
VI
Bastano ora poche parole per riassumere la vita dei nostri tre personaggi, una vita di dolori taciti, indefinibili, ineluttabili. Non è piú l'ardente lotta degli affetti, l'ansietà d'una battaglia, la furia d'una tempesta: tutto è preveduto e meditato; tutte le ore sono pari, o piuttosto è un vuoto orrendo, dove l'aurora e la sera si alternano senza orma di differenza; è il granello di sabbia che cade tacito, misurato dall'oriuolo del tempo.
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