Accrescendosi le austriache minaccie per il pagamento del secondo milione di genovine, creossi un magistrato di 13 cittadini, e si mise uno straordinario tributo ai piú doviziosi: ma troppo esorbitante era la somma per raccattarla. Minacciando il Kotech ferro e fuoco, e, vane tornando le supplicazioni dei deputati Gio. Batista Grimandi e Lorenzo Fieschi, sborsarono il 23 settembre 3,000 genovine; altre 50,000 il di dopo per rinfrescare le truppe: 30 mila per l'artiglieria ed altrettante per le munizioni di guerra, al primo d'ottobre; una eguale partita pagossi il giorno 5 per riscattar le campane; talché omai penuriando la città di denaro, convenne aprir di nuovo le sacristie di San Giorgio e pagare ai 13 del detto mese 24 mila scudi, ed altri 30 mila ai 23 per esimersi dai militari alloggi. E il popolo fremeva, ma sopportava.
Tutta Europa non che l'Italia avea gli occhi rivolti su questa città, meravigliando che le fosse imposto taglia sí sfolgorata. Lo stesso Benedetto XIV, commiserando a' suoi mali, con paterna sollecitudine comanda al suo nuncio in Vienna d'adoperarsi appo l'imperatrice, acciò fosse rimesso ai Genovesi il terzo milione. E il nuncio tanto caldeggiò le parti della repubblica, che la regina, commossa alla autorità del Pontefice, ordinava al suo generale che si graziassero d'una parte delle taglia i Genovesi. Di ciò fatto consapevole, il papa s'affrettava a darne avviso al senato. Giubilava per l'ottenuto favore la nostra città, quando la regina, o abbisognasse di nuovi tesori, o a ciò la stimolassero coloro che il nome genovese avevano in odio, rivocò il dato comandamento.
| |
Kotech Gio Grimandi Lorenzo Fieschi San Giorgio Europa Italia Benedetto XIV Vienna Genovesi Pontefice Genovesi
|