Ma dell'aver l'armi era nulla: piú numerose si schierarono in atto ostile sull'ingresso del Palazzo le scolte; le lunghe scale, onde visto fallirle ogni altra via, s'era provveduta la moltitudine per penetrare nelle armerie del comune, ed aver a forza quanto le si negava a preghiere, venianle strappate di mano dalle milizie, talché fiero turbine d'ire e di rabbia fremeva già in ogni petto.
Pallidi, scorati i patrizi s'accoglieano a parlamento: ondeggianti i consigli, le parole mal certe, sovrana divinità la paura. Raccolti i voti, fermevano spedir messaggi al generale tedesco per ammansarne il furore. Andò Nicolò Giovo. Il quale, avuto l'accesso dal Botta, cominciò a scusare il fatto del mortaio in Portoria, disse, essere di ciò gran colpa l'istessa tracotanza de' suoi: non tentasse piú a lungo la pazienza della plebe fremente, temesse anche pe' suoi: niuna impresa riuscire impossibile ad un popolo condotto alle ultime stretture di oppressione e di povertà. Essersi un primo tumulto a grande stento potuto dalla maestà del senato frenare; dover or egli magnanimo, ad ovviar nuovi mali, concedere perdono ed oblio. A cosí mansuete parole superbamente venia dal Botta risposto: — Dispettare egli le grida di ringhiosa bordaglia: se il senato non avea modo a frenarla, avrebbe ben egli saputo cacciarsi dinanzi quel gregge di vili; i suoi guerrieri, che in battaglie durissime avevano rotti i Borboni, sarebbero iti a riprendersi in Portoria il mortaio, ed altre aggiunse e piú audaci parole, e piú fiere minaccie lor minacciava.
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