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      Il traditore altro non volea che guadagnar tempo, acciò gli giungessero le fresche milizie che fin dai primi tumulti avea richiamate non solo dalle terre ligustiche, ma ben anco di Francia. All'udire la risposta dei Padri, acceso da bestial ira, esclamava: — L'attendessero quegl'inetti signori fra breve a Palazzo: bastar egli solo a ricomporre le cose. — Invano tentavano ammansare le sue furiose superbie il fratello Alessandro, a ciò forse mosso dai preghi del P. Antonio Visetti: invano lo scongiurarono Agostin Lomellini e il principe Doria che, uscitone senza alcun frutto, a quanti per le vie lo richiedeano del risultato: — Il Botta, dicea loro, ha dure le corna, ma il popolo l'ha piú dure del Botta. — Invano adoperossi lo stesso P. Porro, venerando e pio sacerdote, che unitamente al Visetti accorrea senza posa dal quartiere generale del popolo a quello del Botta, insinuando in que' inferociti animi miti sensi di concordia e di pace. E pace voleva il popolo, ma pria che scendere a' patti, chiedea che la città fosse sgombra d'ogni contaminazione straniera.
      Il giorno nove continuò l'armistizio, e il Lomellini ed il Doria tentarono nuove pratiche col generale. Al qual esposero il numero e l'ardimento del popolo, sempre invitto quando libertà lo riscalda; vano, dicevano, essere ogni argine a raffrenare tanta piena di sdegni, tanto impeto d'armi: correre le schiere tedesche a certa rovina: lo splendor del suo nome e quello de' militi non volesse in un sol giorno porre a gran repentaglio.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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