Batista Ottone, tappezziere; Giuseppe Comotto, pittore, deputato ai bottini; Giuseppe Tezzoso, merciaio; Camillo Marchini, scritturale; Duval e Muratti, negoziatori; Francesco Lanfranco, mercatante di caccio; Carlo Parma, merciaio; Andrea Ubertò, calzolaio, addimandato lo Spagnoletto; i fratelli Stefano e Domenico Costa, detti i Grassini, tintori; Domenico e Francesco Sicardi, impresarii di forni; Giuseppe Malatesta, facchino, cognominato il Cristino; Gio. Carbone, garzon di locanda; Lazzaro Parodi, calzolaio; Alessandro Gioppo, pescivendolo, e Bernardo Cartassi.
Illimitati poteri dava il popolo a questo suo magistrato, né andò certo fallito nel credere alle sue mani la somma delle cose. Provvedevano da prima che la città non difettasse di viveri; a chiunque s'offerisse armato a difesa della sua patria distribuivasi pane, vino e munizioni; si stabilì a spedale per i feriti il convento de' Francescani dell'Annunziata; i ripari si rafforzavano; a capo d'ogni via si disposero quadriglie; per ovviare a' furti si mandarono in volta pattuglie; nulla infine omettevasi di quanto potea ne' cittadini petti trasfondere speranza e coraggio. Visti sí savii provvedimenti, gli artigiani, i mercatanti e quella parte di Genovesi che stavasi ancor neglittosa e sospesa, con subito ardore abbracciava le parti del popolo: gl'istessi monaci e sacerdoti gittarsi nelle sue file. Cresceva l'ordine, la provigione, il denaro. Avvenimento quasi unico nell'istoria, e però d'ogni lode degnissimo, che in tanto irrefrenato ardore di spiriti, in alcuno trascorso si prorompesse.
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