Stanziavano allora in Val di Bisagno alcuni corpi tedeschi giunti dalla riviera orientale, che in tutto sommavano a 700. Un grosso di contadini lor dava per diverse ville la caccia; ma Agostino Airoli, che in quella valle sedea commissario della repubblica, o a propri timori obbedisse o con ciò credesse ingrazionirsi al nemico, qua e là correndo, disarmò l'ira di que' terrieri, e in tre vicini palagi d'Albaro riunia gli Alemanni. Appena ebbero di ciò sentore que' villici, ed inteso ch'al generale principe Piccolomini, già caduto in loro mani, era riuscito salvarsi, la loro indignazione contro l'Airoli, che credeano gli avesse agevolata la fuga, non ebbe piú freno, e l'avrebbero morto se in mezzo a quel fiero trambusto non si fosse destramente sottratto a tanto empito d'ire. Toccò a' Bisagnini l'onore de' primi colpi. Armatisi a stormo, e divisi a più drappelli, cominciarono a circondare i tre palagi d'Albaro, ove s'era annidati i nemici. La pioggia delle palle alemanne, che incessante grandinava sui nostri, non valse a ributtarli: più vigorosi, raddoppiando d'ardire, rinnovaron l'attacco, e intanto i Vincentini dalle batterie delle mura fulminavan gli Austriaci. I quali, vistisi alfine scemi di munizioni e malconci, preposero a certa morte l'arrendersi, e per l'intervento di Pier Canevari, strenuissimo giovane, luogotenente generale nelle liguri truppe, furono ricevuti a condizioni. Un battaglione del reggimento Cailian fu tra gli arresi. Lieti di tanto successo, gli condussero i Bisagnini in città: indi, qual corpo di riserva, corrono ad ingrossare le fila del popolo.
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