Tre galee di volontarii fêr vela a Savona per sottrarla al nemico; altri grossi corpi furono mandati a Varagine, cannoneggiata da nave inglese colà passata da Vado. La libidine di far bottino fe' disperdere i nostri. Imperciocchè, usciti appena le porte, avendo dato in alcune bagaglie tedesche, cominciavano a disertare le file e sbrancarsi senza curar più di Savona che facilmente avrebbero allora potuto salvare. Però tosto armarono i popolani due altri navili, co' quali predarono un legno savoiardo che, noleggiato dagli Alemanni, veleggiava per la Provenza, e si levò nuova gente per rispedire a Savona: ma solo uno scarso numero di essa vi giunse per l'incuria di chi capitaneggiava l'impresa. Allora si mandarono le galee per le riviere ad ammassar nuove truppe con raddoppiati stipendii; ma, bersagliate dall'inglese navilio che chiudea loro il mare, diedero addietro. Intanto, mercè i grossi rinforzi giunti da Nizza, i Piemontesi, già intimoriti, stringono più vivamente il castel di Savona. Il quale, fulminato da tre batterie forti di 54 cannoni e 9 mortai, mentre esso di 117 pezzi più non ne avea che soli 4 in istato d'offendere, battuti i fortini, diroccate le mura, e fattavi sotto una mina, fu costretto, sospirando soccorso, ad arrendersi, a condizione che il presidio, prigioniero di guerra, potesse uscir dalla breccia con tutti i bellici onori, e all'Adorno, commissario della repubblica, ed al brigadiere Cretteler ed a tutti gli ufficiali maggiori fosse concesso passare a Genova sulla parola.
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