Il valore dei difensori, e la fermezza e l'ardor dell'Adorno ebbero lodi dall'istesso nemico.
Questo sinistro, lungi dal fiaccar l'animo dei popolani, l'incitava a cose maggiori. Perocchè nel tempo istesso che i Piemontesi costringevano Savona a dedizione, le nostre armi gagliardamente respingevan gli Austriaci da tutto il territorio ligustico. Un corpo di tre mila Tedeschi scampati alla strage, sotto il comando dei generali Andlau, Marcelli e Voecter s'erano rifugiati a Sarzana, e duramente la travagliavano. Era lor intendimento d'occupar Sarzanello, forte per natura e per arte, ed ivi fino agli estremi difendersi. Sedea commissario della repubblica in quella città Benedetto Pareto, che, addatosi dell'idea del nemico, e piú a lungo non volendo soffrire i barbarici insulti, si rifuggì nel castello co' suoi, e di concerto con Paolo Petralba, tenente colonnello della fortezza, cominciarono il 17 dicembre a bersagliar la città, eccitando con lettere i popoli de' vicini borghi e castella a trarre in loro soccorso. Atterriti a quella furia di colpi gli Austriaci, ed inteso che il comandante del forte imponea loro di sgombrare in tre ore tutte le terre della repubblica, o altrimenti si preparassero a sostenere l'assalto non men delle schiere che dei rusticani sommossi, fermate le condizioni che loro imposero i nostri, e, dati gli ostaggi, lasciarono Sarzana e ripararono in Aula.
E frattanto in città con nuovi e savii provvedimenti s'avvalorava il potere del popolo. Emanava il quartier generale un editto che tutti dovessero raunarsi sulle piazze delle rispettive parrocchie per apprendere gli ordini dei loro capi, da' quali verrebbero soccorsi di soldo e di provedigione.
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