Però quando il conte Starembergh, capitano del reggimento Kevull, vantavasi (così raccontarono i nostri uffiziali prigioni di guerra) che con soli 300 fanti gli avrebbe dato il cuore d'impodestarsi di quella città, ben a ragione gli rispose il conte d'Adda, colonnello del reggimento Piccolomini: che le sole donne di Prè (uno de' rioni di Genova), evacuando giù da' verroni i pitali, l'avrebbero annegato co' suoi in un mare d'addobbi. Ciò basti a dare all'Altezza Vostra una pallida idea di quel popolo, alla di cui rimembranza, per gli acerbi eventi che mi caddero sopra, ancor mi sanguina il cuore. —
Miglior sorte non possa incontrare giammai a chi, come costui, al cielo ed alla terra spergiuro, vende l'anima allo straniero e ordisce la servitù della patria!
Cessate le marziali fatiche, a brevi gioie abbandonavasi il popolo per indi sofferire con piú di lena nuovi disagi. Correva il giorno 8 febbraio, e il famoso mortaio che fino a quel dì si giacea sprofondato nella via di Portoria, venia posto sovra un carro dorato, vaghissimi fregi e bandiere lo ricoprivano, e trainato da otto bianchi destrieri superbamente bardamentati, facea di sè vaga mostra. I capitani vestiti delle assise tedesche e con infinti mustacchi lo circondavano, e dietro loro venivano due battaglioni di cittadini e 60 cavalieri che, armati d'elmo e di corazza, trascinavano a terra i vessilli e l'ostiche insegne. Due compagnie di granatieri e guastatori chiudevano il trionfale corteggio, e l'aria echeggiava di guerresche armonie, cui rispondeva il fragor de' moschetti e il rombar de' cannoni.
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