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      Bestiali imprecazioni scagliavano su quanti patrizi di là passavano; le parole dei meglio prudenti più concitavano il loro furore. — Pria che i Tedeschi (urlavano que' forsennati), esser uopo distruggere i nemici domestici che ai Tedeschi gli aveano venduti, non doversi più ormai patire che risorgesse la loro tramortita tirannide. Perchè loro negavano l'armi, se non perchè fossero più facil preda dell'Austria? Doversi omai la città da tanta sozzura spazzare: se cuore avessero saldo abbastanza a spezzare un vano titolo di nobiltà, in breve ora nelle lor mani sarebbe quanto la Signoria per somma ignavia possiede. —
      Forse l'ultimo istante soprastava alla nobiltà genovese, se men ardito era Giacomo Lomellini che, uscito dal Palazzo, propose d'attutare la furia della concitata plebaglia, o di lasciarvi la vita. Grato al popolo per cortesi maniere e per valore dispiegato a pro della patria, venerando d'aspetto e sicuro, s'appresentò a quelle turbe frementi, e levata la destra: — Ove sono (disse), o cittadini i vostri nemici? contro chi brandite quell'armi? Qui l'austriaco campo non veggio, ma l'antichissima sede de' Padri? Odo da' vostri labbri levarsi il nome de' traditori! E chi vi tradisce, o fratelli? Forse la nobiltà che soccorse di gratuiti doni la patria, che vosco suda a difesa delle comuni franchigie, e i di cui campi là nei feudi imperiali vengono con maggior rabbia messi a ruba da' furibondi Tedeschi? Ci chiamate amici dell'Austria? E non v'è noto aver essa confiscato ne' suoi dominii ogni avere della nobiltà genovese?


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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