Nell'anno 877 il corpo di S. Romolo fu portato dalla villa Matusiana a Genova; e in Genova stessa le ceneri di S. Siro, predecessore di Romolo, si trasferirono dalla basilica de' dodici Apostoli in quella di S. Lorenzo, come in parte meno esposta ai corsari. La popolazione eziandio ammucchiossi negl'interni quartieri della città sotto il riparo dell'antico castello; onde le strade al mar piú vicine rimasero vuote di abitatori, e diventarono col tempo piccoli campi, vigne, canneti, fossati; nomi che, rifatte di poi e ripopolate, conservano ancora. Tra Fasce e Cornua, due monti a levante, si trova un villaggio, e nel suo mezzo una cappella, con questa iscrizione a noi pervenuta mediante successivi ritocchi: Sancta Maria de Cesarego (cosí ha nome il villaggio) defende nos in bello; Santa Maria di Cesarego, difendeteci in questa guerra! Alla preghiera de' montanari rispondeva col cuore l'intera nazione, ma non pigliava ardire. Sventurata! A' suoi nepoti soltanto era serbato di rammentarsi che i Maccabei pregavan da santi e combattevano da lioni".
(6) L'egregio storico sopraccitato cosí racconta l'invasione e la rotta dei Saraceni:
Già nello spazio di due anni (dal primo saccheggio dato alla città dai Mori) il piú delle case, delle torri, de' templi era in istato; già comparivano le perdute ricchezze, e un'armata composta di piú compagnie minacciava i Saraceni che avevano messo piede in Corsica; quando un'altra selva di navi partita improvvisamente dalla Sicilia o dall'Africa, diè fondo presso a Genova, e atteso che il fiore degli abitanti era in sulle galee, entrò senza contrasto, prese le intere famiglie, distrusse quanto potè in pochi giorni e si allontanò. In questo mezzo i Genovesi ritornavano dalla Corsica, ove avevano occupato qualche castello de' Mori.
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