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      Ma, perché quasi sempre sopra questo cosí alto maneggio sono stati diversi i pareri degli uomini, e fatti gli ordini diversi e non conformi, cioè da un paese all'altro, perciò le cose di essi danari sono sempre andate con disproporzione quanto sia in universale, sí come di tempo in tempo si è veduto ed anco ora si vede. E perché il porre le dette tre note su le monete sará una delle cause principali per far perpetuare gli ordini universali sopra il fatto di esse monete in tutti i luoghi, però quelle dovranno esser cosí poste ed impresse col dett'ordine. E se ad alcuni forse paresse d'imprimervi solamente le note della lega e del peso, dico che non sarebbe per ciò conosciuto il manifesto delle monete, che è il valore; e chi volesse anco ponervi solo la nota del valore, non venirebbe conosciuto il loro intrinsico, che è la quantitá in peso del puro e del fino, ed il peso di quante ne vadino alla libra, sotto il qual peso vien compreso il fino ed il brutto di esse monete. E per queste ragioni le suddette tre note dovranno esser impresse su le monete nuove, nelle quali però vi sia tanto di campo o spacio che vi si possano far capire, e con tal ordine che da tutti siano conosciute ed intese, come cosí vuol il dovere. E quanto per le monete minute, si potrebbe osservar l'ordine che nel seguente capitolo è descritto.
      Ed ancorché l'oro e l'argento ed i valori siano tre cose differenti, nondimeno hanno da essere un corpo solo, ed in questo corpo, quanto sia in valutare le monete, non vi si possono con ragione alcuna far entrare le fatture di esse, nelle quali fatture si deono però comprendere il rimedio ed il rame, il quale vien accompagnato con l'argento ed alle volte con l'oro, in voler fare le leghe variate, per poter poi fare varie sorti di monete: imperoché esse fatture non potrebbono con la ragione aritmetica compatire la proporzionata divisione che fosse corrispondente nelli valori delle monete di diverse sorti, ed in particolare nelle monete di minori leghe e valori, sí come tutto ciò può vedersi nella tavola al capitolo XXXVII e nel capitolo XLII. E tutto quello che si dice doversi osservare sopra il fare le monete nuove, cioè il non comprendervi nei loro valori le fatture, il simile intendere si debba per le dette ragioni nel fare la tassa universale di tutte le monete finora fatte, avendosi in ciò ad osservar l'ordine che nel capitolo XLI è dimostrato.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458