o i pesi e le misure delle cittadi, quali in esse particolarmente stanno fermi e non mai sono mossi dalle loro terminate forme. Conciosiaché, quando questi pesi e misure fossero ogni qualch'anno mossi dal detto lor ordine, con accrescerli ogni volta di qualche poco o di assai, tanto in una cittá come in piú, nelle quali i mercatanti insieme negoziassero, e poi si volessero fare i conti sopra le misure e pesi passati e i nuovi insieme, non si potrebbono mai confrontare i conti sopra essi; ed il simile sarebbe nelli pesi e valori d'essi oro ed argento, tanto non coniati quanto in monete ridotti, quandoché ogni qualch'anno fossero mossi dalla loro terminata forma e regola. E perché è cosa quasi impossibile che le monete si possano pesar tutte nello spendere alla giornata, e perché ancora sotto il nome del valore segnato su esse, come nel detto capitolo XXII, e per la tassa ch'a tutte le giá coniate si fará, ciascuna verrá come quasi pesata senza bilancia; però è necessario che, cosí quelle d'oro come quelle d'argento, tutte sian regolate in tutti i luoghi sotto un ordine medesimo. Oltre di ciò si sa che i danari sono trasportati da una cittá all'altra e da una provincia all'altra, e non restano in quelle ove sono stati fatti. E se ben si contratteranno con essi le mercanzie e altre cose con vari pesi e prezzi di esse mercanzie, nondimeno in queste non vi potrá mai nascere alcun disordine. Perché, com'ho detto, l'oro e l'argento in monete ridotti sono il fondamento dal quale le mercanzie e altre cose deono regolarsi, ed essi deono star sempre fermi nella loro vera e reale proporzionata concordanza, cosí delli pesi come delli valori, e massimamente quando sono posti in zeca, e che dalli zechieri e contisti han da essere compartiti per far monete di varie leghe o finezze sotto questi ordini; ma non mai l'oro e l'argento deono regolarsi dalle mercanzie o altre cose.
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