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      Il qual ordine a me pare che dovrebbe piacere a tutti, ed anco che dovrebb'essere molto ben considerato, ed in particolare ed in universale, da ogni nazione, sapendosi che il far danari è cosa di necessitade e anco per instituto antico ordinata, accioché fossero una misura, commune a tutte le genti, di poter fare l'ugual permutazione nel contrattare le mercanzie e molte altre cose, ed anco per fare i pagamenti giusti, com'è detto: essendo che i detti preciosi metalli non possono né potranno giamai essere la detta misura, se bene di essi fosse fatta ogni e qualunque altra sorte di opere, a spese o grandi o picciole di chi le facesse cosí fare; perché l'uomo, che volesse poi servirsi o prevalerse di tali opere per far contratti, anderebbe a pericolo il piú delle volte di perdere le fatture di quelle, oltre che i baratti o contracambi sarebbono quasi sempre disuguali e non appetibili ad ambe le parti.
      E quantunque alcuni dicessero che il cavare le fatture dal corpo delle monete sia cosa trovata per publica commoditade, nondimeno, essendo tutto l'opposito, di ciò ne tratterò nel capitolo XLII.
      Dico anco che, se bene ciascuna maestranza ora crescerá ed ora calerá nelle sue mercedi in fare qualunque sorte di opere, ciò niente importa, perché neanco dalle maestranze si debbe regolare il coniare l'argento e l'oro. Ed essendo anco necessario che quasi ogni ora si comprino piú cose con qualche picciola parte d'argento in moneta ridotto in corrispondenza dell'oro, nondimeno, movendosi anco esse di prezzi, niente importa; ma ben importa che stiano fermi il peso ed i valori di essi preciosi metalli, quali, com'ho detto, sono giá stabiliti ed in monete ridotti sotto una real concordanza proporzionata e perfetta forma.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458