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      Oltre di ciò, dico ch'essi oro ed argento alle volte sono stati compartiti, nel far danari, quasi sotto li pesi e nelli valori da me descritti, cioè una parte d'oro a peso per dodici d'argento, e nelli valori di lire 72 e di lire 6 per oncia, se bene non cosí giustamente corrispondenti, e particolarmente nelle zeche delle province abondanti di essi preciosi metalli di minère. E, per mostrare se questa quasi concordanza sia stata cosí usata, e delli pesi e delli valori, addurrò per essempio la Spagna, con dire che in questa provincia, per esser assai copiosa di detti oro ed argento di minère, si faceano scudi e doble da due e da quattro scudi l'una, e de' quali scudi n'andavano sino al numero di 107 alla libra (però del campione della zeca di Bologna), e la loro finezza era a denari 22 ed alquanto meglio, ed in detto regno valevano e si sono alle volte date in contracambio, per ciascun di tali scudi, reali numero 12 o circa; in modo che, togliendo una libra di questi scudi, si trova che in essi vi sono once 11 di oro puro e vi entrano, in corrispondenza a numero, reali 1284, che pesano libre dodici. E cosí, avendo fatto il conto di detti reali sopra il numero 107 alla libra, e sopra la loro finezza di once 11 e denari 2, in essi vi sono once 133 d'argento fino: ed in questa loro proporzione ho ritrovato esservi di piú un'oncia di detto argento, in quanto alla real forma proposta, perché dovrebbono essere solamente once 132. Ed io per ora non guardo cosí alla minuta sopra ad alcuni rotti, che forse fossero in dette monete e d'oro e d'argento, tanto nelle finezze quanto nei pesi e loro valori; ed a me poco importa in fare questi conti troppo alla sottile.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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