E perciò non sará mai possibile far osservare in luogo alcuno bandi o gride particolarmente fatte sopra il fatto delle monete se non per un poco di tempo; né mai si troverá contista alcuno, che possa far la tassa giusta e concordante alle monete in diversi luoghi fatte con gli ordini usati, che non v'intervengano rotti sconcertati, tanto nelle finezze, quanto nelli pesi e loro valori: ma non giá cosí riuscirá, quando sará fatta osservare la forma e regola or palesata. E perché nel presente capitolo ho detto, sí come nel capitolo V ed in altri luoghi del Discorso, che la vera proporzione, qual si trova esser tra l'argento e l'oro, è ch'una parte d'oro a peso vaglia per dodici d'argento giuste e ferme, e che l'oro debb'esser apprezzato in ragion di lire 72 l'oncia, e similmente l'oncia dell'argento in ragion di lire sei imperiali, al peso però della detta libra di Bologna, volendo far le leghe di proporzionata corrispondenza, nelle quali non abbiano ad intervenire rotti alcuni per far monete di varie sorti, che restino poi per sempre nelli loro reali dati valori; e perché mi par anco non esser fuor di proposito far conoscere non solo alli giudiciosi e diligenti contisti e ad altri elevati d'intelletto e di spirito, da' quali so che di subito sará posseduto questo mio ragionamento, ma anco ad ogni altro ch'avrá diletto d'intendere minutamente le cose sopra questo fatto descritte: mi è paruto di fare questo picciolo trattato, accioché da tutti sia intesa e conosciuta la veritá proposta.
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Discorso Bologna
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