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      Si fonderanno in progresso di tempo alcune monete giá fatte, nelle quali nel tassarle vi saranno rotti vantaggiosi, e particolarmente nell'arte degli orefici per far opere e lavori d'argento ed anco de' dorati; quali, dopo che saranno antichi o rotti, e massimamente i dorati, giungeranno al ceneraccio, dal quale ne verrá poi cavato il rame, che adoprar si potrá in far lavori di getto, quandoché non si volesse affinare. E detti orefici ed altri, che vorranno far alcuna sorte di opere di argenteria, si serviranno piú volontieri delle monete suddette e degli argenti grezi o simili, che pigliare o adoperare delli coniati sotto gli ordini del Discorso; e ciò per non perdere le fatture delle monete.
     
     
     
      CAPITOLO XLI
     
      Tassa delle suddette sei sorti di monete, in essempio del modo che si averebbe a tenere nel tassare tutte le altre giá fatte.
     
      Con questi essempi si mostra il modo e l'ordine di valutare o tassare tutte le monete sinora fatte, tanto dei suddetti pesi e leghe quanto d'altri e d'altre. Quali monete dalli giudiciosi contisti e dai superiori (avendo però riguardo alle finezze e pesi di esse monete) tassate saranno dei loro giusti valori, imitando questi ordini, ed usando però sempre, nel tassarle, il peso o campione della libra di Bologna.
      E prima, quanto alli quarti, ancorché, com'ho detto, vagliano soldi 33 denari 2 per ciascuno, essi si hanno a spendere per soldi 33 imperiali l'uno.
      I giuli, ancorché vagliano, com'è detto, soldi 9 denari 4, si hanno a spendere per soldi 9 denari 3 l'uno.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Discorso Bologna