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      E questo ho detto, accioché si faccia solo la spesa bisognevole e non la straordinaria, tanto nel fare i ducati quanto nel far gli scudi o bisilachi.
      E cosí dalle suddette ragioni manifestamente si conosce che il cavar le fatture dal corpo delle monete, cosí d'oro come d'argento, è cosa che torna in grandissimo danno a tutti, e a richi ed a poveri; imperoché il valor di esse sempre cresce per le giá dette spese, in luogo del pur'oro ed argento fino che nelle monete esser dovrebbono. Le quali fatture e spese, in quanto per le monete d'argento, si cavano ugualmente cosí dal corpo di ciascuna libra delle fine come delle basse: e anco alle volte si cavano maggiori mercedi di dette fatture dal corpo delle basse che delle fine, come ho detto; e perciò nelle basse vi resta molto meno d'argento fino alla rata delle fine in disproporzion grandissima, come si vede nella detta tavola fatta in essempio a capitolo XXXVII. Onde ne nasce che, a voler poi fare i conti delli pagamenti, non si può né mai si potrá trovare contista alcuno che li possa fare giustamente, volendo avere riguardo al fino che nelle monete esser si trova, cioè a sorte per sorte ed in ciascuna di esse monete.
      Oltre di ciò dico che le monete, con diversitá e varietá d'ordini fatte, non si troveranno mai di giusta e real corrispondenza nel conteggiarle in universale; e tanto piú, quandoché una cittá in differenza dall'altra e una provincia dall'altra fanno le monete sotto varie finezze con vari rotti, usando anco da un luogo all'altro il campione della libra o piú greve o piú leggiero, o in poco o in assai, pagando l'argento con vari e diversi prezzi, e parimente l'oro, mutando ogni qualch'anno sotto le libre loro i numeri delle monete delli medesimi valori ed anco le leghe, e alle volte non mutando esse leghe, dando vari valori con diversi titoli e nominazioni alle monete, che causano molte difficultadi nel conteggiarle, e cavando varie mercedi di fatture dal corpo loro, quali fatture sono comprese nelli valori alle monete dati.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458