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      Oltreché, si conoscerá il fino ed il brutto, uniti ed anco separatamente, di qualunque sorte di monete, cioè se saranno a finezza o lega di once 11 1/2, 11, 10, 8, 6, 4, 2, o d'altre: cosa che non si può giá cosí facilmente fare per altri ordini ch'io sappia, e massimamente per quelli che di presente in molte cittá e province si usano.
      Ed affinché si dia principio a questo cosí degno fatto, essorto essi prencipi e signori a cominciar di voler e fare che le loro reddite o entrade siano ricevute in monete d'oro e d'argento, solamente in ragion di puro e di fino; ed anco a fare una nuova correzione sopra l'essazione dei loro dazi per conto dei pagamenti, cosí di quelli di gran somma, come di quelli di poca importanza, la qual essazione sia e s'intenda regolata per sempre a ragion di moneta imperiale: il che non potrá giamai tornar danno e preiudicio ad essi prencipi ed ai loro popoli in modo alcuno. Oltreché, tutto ciò facendo, li dazi cosí regolati saranno e resteranno per l'avenire chiari ed intelligibili a qualunque persona, e terriera e forestiera, senza disputa alcuna.
      Oltre di ciò dico che, se, dopo che sará stato posto l'ordine universale nelle zeche, prencipe alcuno ricercato fosse di concedere che nello Stato suo fossero fatte le monete sotto un altro peso o campione, che fosse piú leggiero del detto della libra di Bologna, e quasi sino alla quantitá d'un grano (se ben l'oro e l'argento si apprezzassero sotto i valori di lire 72 e di lire 6 l'oncia, e che le once dipendessero dal partimento di una libra cosí scarsa); tal prencipe non mai dovrebbe ciò in alcun modo tolerare per diverse cagioni, ed in particolare perché non riuscirebbe il giusto peso nelle monete: quali, essendo poi reviste dalli contisti in altri paesi, riuscirebbono anch'esse scarse, e non vi si troverebbe dentro il giusto peso del fino per cagion di tal leggerezza; e perciò non vi si potrebbono portare se non con perdita, e la spesa fatta nel farle coniare vana sarebbe, percioché venirebbono di subito tassate, e non vi si spenderebbono se non per la rata del fino che in esse ed in ciascuna di loro esser si trovasse.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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