CAPITOLO XLVII
Dodici utilitadi che ne seguiranno dall'osservazione degli ordini che nel Discorso si contengono.
La prima è che si leverá qualunque occasione di disputa, che potesse nascere nel fare i conti delle monete, cosí d'oro come d'argento, per cagione delle varietá de' valori dati loro sotto diversi titoli; imperoché, nel conteggiarle a ragione di puro e di fino, non v'interveniranno mai rotti alcuni, procedendo tutto ciò dalla forma di uno per dodici e dodici per uno in quanto alli pesi, e del valutare l'oro a lire 72 e l'argento a lire 6 imperiali l'oncia.
Seconda. Non si guasteranno mai piú le monete per rifarle, sapendosi che si getterebbono via le fatture; onde le belle monete de' prencipi per sempre si vederanno.
Terza. Si rimoverá il mal pensiero agli empi monetari di far monete false, perché, facendo i prencipi le loro monete con belli, sottili e ben attesi conii, sará cosa molto difficile e quasi impossibile fare le false della medesima bellezza ed attillatura.
Quarta. Non si toseranno le monete o d'oro o d'argento, percioché, avendosi a pagare o ricevere a peso ed a ragion di puro e di fino, ciascuno cercherá di avere piú tosto le monete giuste che le leggiere o tose: e perciò saranno tenute ed usate le buone bilance ed i giusti campioni. Le quali bilance, al mio giudicio, dovrebbono esser fatte e regolate del modo e con l'ordine descritto dal magnifico e molto reverendo don Giovanni Agostino Panteo, nel capitolo VIII della prima parte dell'opera sua inscritta Voarchadumia; benché tutte le bilance giá fatte, che buone e giuste esser si trovano, senza farvi altro, adoperare si doveranno.
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Discorso Giovanni Agostino Panteo Voarchadumia
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