Non si lavorerá per l'avenire nelle zeche d'altri ori ed argenti che di minère e grezi, o di opere antiche o rotte o simili, e non si rifaranno mai piú i danari. Ed a me pare che il dover voglia ch'ormai si ponga fine a cosí longo abuso del guastare e fondere le innumerabili quantitadi di diverse sorti di monete d'argento e d'oro per rifarne altre. Egli è ben cosa necessaria che tutti li danari finora fatti restino fatti; ed essi, insieme con quelli che di nuovo si faranno, si abbiano da spendere per sempre in tutti i luoghi per li loro giusti e reali valori, cioè sotto l'ordine della giá detta tassa universale.
Duodecima ed ultima. Che tutte le monete, cosí d'oro come d'argento, saranno conosciute da qualunque persona che saprá leggere, ed anco da chi no, per prattica cioè del loro giusto valore, il qual sopra esse sará notato ed impresso; ed il simile intervenirá delle giá fatte, che tassate saranno con l'ordine giá detto. Ne seguirá ancora che gli ori ed argenti, tanto coniati quanto no, si contratteranno con ordini regolati e con ragion fondata, che sará da tutti facilmente intesa.
NOTA
Avvertiscano i benigni lettori che, se nascesse a qualcun di loro alcun dubbio sopra i detti sette fondamenti principali, over per cagion d'alcuni d'essi, e di ciò desideri farsene chiaro, rilegga con matura e diligente considerazione il detto Discorso sopra tali casi; ché del tutto ne resterá, come non dubito punto, non solo sgannato, ma molto ben instrutto. Sottomettendo però sempre questi miei concetti al sano giudicio de' virtuosi, quali con suoi dotti scritti si degneranno di supplire a qualunque diffetto che ne' miei ragionamenti esser si trovasse, quandoché non fosse stato detto tutto quello che intorno a questo sí profondo soggetto dir si potesse; affinché i prencipi ed il mondo insieme apprender possano intieramente i veri termini di cosí gran maneggio, il qual dovrebb'essere da tutti ben inteso e posseduto.
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Discorso
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