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      Oltre di ciò, che credete voi qual quantitá debba poi essere maggiore: quella dell'oro o argento che il detto principe fará cosí monetare a sue spese, o quella ch'egli riceverá delle sue entrate? Senza dubbio mi direte che sará assai maggiore e di gran lunga quella delle entrate. Il simile ancora avverrá a coloro che si troveranno avere quattro o sei libbre di oro o di argento; perciocché, se essi lo faranno ridurre in danari a loro spese, li spenderanno e ne potranno dappoi anche ricevere da altri in maggior somma di quelli che all'altrui spese saranno stati fatti, ovvero de' tassati sotto l'ordine. E potrebbe essere che alcun principe o altri ancora in vita sua, per una volta sola o due o tre, farebbe cosí ridurre in monete una qualche quantitá del suo oro o argento, e che tal quantitá sarebbe pochissima, avendo riguardo alla gran quantitá di quello che d'altre parti egli piglierebbe mentreché vivesse.
      E, per render alquanto piú facile l'intelligenza del detto concetto, ne darò ancora questo piccolo esempio. Sará qualcuno che si troverá avere una libbra d'argento fino, la quale nel monetarla sará apprezzata lire 72 d'imperiali. Queste monete, levate di zecca, ascenderanno alla somma e valore delle dette lire 72; e, se delle istesse monete egli pagherá al zecchiere la sua mercede, vero è che non gli tornerá in mano la sua libbra intiera del detto argento, nemmeno saranno lire 72. Ma qui dovete considerare che, se colui, che avrá pagato la fattura di esse, piglierá poi da altri per qualsivoglia causa delle monete che valeranno lire 72, cioè o delle tassate ovvero di quelle che di nuovo con le loro note impresse saranno state fatte, ancorché di varie leghe e valori, ritroverá che in queste sará una libbra di argento fino, la quale intieramente gli sará rimessa in luogo della sua; ed anche dappoi gli succederá grande utilitá, ogni volta che egli riceverá delle monete che ascenderanno alla somma di lire 72, perciocché sempre si troverá che in quelle sará una libbra di argento fino.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458