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      E, se a questo mi si dicesse che questa poca somma saria a rispetto della moneta venuta in zecca, ma non per questo séguita che non sia venuta altra somma nel Regno, rispondo che la detta prova conclude benissimo che non è venuta altra somma in Regno, non solo a rispetto delle robbe che si estraeno, ma per ogni altro rispetto, mentre non si spendea non solo moneta forastiera d'altri prencipi, ma meno la spagnola, quale ha corso dopo il bando del prencipe di Pietraperzia, in quel tempo viceré in Regno, sí che di necessitá tutta andava in zecca. Perciò conclude benissimo che mai in Regno, ancorché il cambio fusse basso, ci è venuta la somma che dice, ma né la quarta né la decima parte. E, se si dicesse che questa poca summa è a rispetto delli molti anni che si è fatto il calculo, incomminciando dall'anno 1548, dico che poca e nulla differenza vi è fra gli anni primi e ultimi, e, se vi è differenza, vi è di maggior summa nei primi. E, per conoscere come l'altezza e bassezza del cambio non importa cosa alcuna per detto effetto, ho fatto fare ilcalculo dalli 1582 insin alli 1590, che, secondo lui, il cambio era basso, e dalli 1590 insin alli 1605, che, come dice, il cambio era alto, dell'argento venuto in zecca; e, partita la summa dalli 1582 insin alli 1590, son venuti ogni anno libre d'argento doimiliaseicentotrentasei, che, convertendosi in denari, sono docati ventisettemiliaseicentosessantaotto, nel qual tempo il cambio era basso; e per tutto il calculo dall'anno 1590 insin all'anno 1605, nel qual tempo il cambio era alto, viene per ogni anno libre d'argento ventiunamiliacentoquarantadue, quali, redotte in denari, sono ducati ducentotredicimiliatrecentonovantauno: qual calculo dimostra che non solamente nel tempo del cambio basso il Regno non abbondava di moneta, ma era tutto l'opposito.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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