Ed in ciò solo parrá ad alcuno difettoso stromento per pigliar tali misure la moneta: mentre non giunge a misurar l'insaziabile disiderio degli avari. Ma io, a chi perciò manchevole la giudicasse, risponderei essere proprio delle misure misurare le cose finite, non le infinite. Ma, perché egli è proprio ancora delle misure d'aver sí fatta relazione colle cose misurate, che in certo modo la misurata divien misura della misurante (ond'è che, siccome il moto è misura del tempo, cosí il tempo sia misura del moto stesso), quindi avviene che non solo sono le monete misure de' nostri disidèri, ma vicendevolmente ancora sono i disidèri misura delle monete stesse e del valore; né tanto rari sarebbero nel mondo l'oro e l'argento, se minor copia di brame si trovasse negli uomini a comprare, per soddisfar le quali sono essi necessari.
Quegl'indiani, che mezzi ignudi e con poca pompa e con vitto semplicissimo vivevano nell'America, con poca moneta supplivano a tutte le loro necessitá. Se cosí vivessimo noi, l'oro e l'argento sembrarebbe assai piú vile che non è; e, restandone poco in moneta, il restante ad altri usi si destinerebbe, come facciamo del rame. E da qui nasce che Aristotile, dopo aver pronunziato francamente che "nummus omnia metitur" e che "pecuniae obediunt omnia", soggiunge poco dopo ch'era necessario per l'umano commercio "ut una re aliqua ponderanda et aestimanda essent omnia, idque revera indigentia est, qua omnia continentur"; e ne rende la ragione ben evidente: "Etenim, si nullo egerent homines, aut non eodem modo profecto, aut nullum, aut certe non idem pactum conventumque intercederet". Se di nulla abbisognassero gli uomini, se nulla disiderassero, quali contratti si farebbero?
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America Aristotile
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