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      E, se molto oro od argento ella avesse e poche comoditá, sarebbe forza a' suoi cittadini il comprare a caro prezzo ciò che di bisogno essi avessero; e, supposto che delle cose all'umana vita bisognevoli si mantenesse in essa un'eguale quantitá, in ogni tempo eguale si manterrebbe ancora il prezzo di quelle, sin tanto che la stessa quantitá di moneta si mantenesse in commercio. Vero è bensí che molte cose voluttuose, che a' tempi piú felici assai si stimavano, a poco o a niun prezzo, nell'angustia delle cose puramente necessarie, ridur si potrebbono: onde, mancando il pane negli assedi, lo vediamo comprare a prezzi ben grandi, e le pitture ed altre delizie ben pochi soldi valutarsi. E mi ricordo aver letto di chi in un assedio (e fu l'assedio di Casilino, ov'ora è Capua moderna, assediata da Annibale), avendo preso un sorcio per mangiarlo, lasciò indursi dall'avarizia a venderlo dugento fiorini ad un altro affamato, forse con isperanza di pigliarne frappoco un altro per sé; ma egli si morí ben prima dalla fame che un altro trovarne: non cosí il compratore, che con quei dugento fiorini salvò la vita. Ma in questi casi ancora tanto vale tutto l'oro ed altra moneta, che in tali assedi si trova in corso di commercio, quanto tutte le comoditá che in esso si vedono, e quanto scemano di prezzo le cose meno necessarie, altrettanto crescono quelle che qui al viver nostro sono importanti: onde, come negli assedi appunto avvenir suole che mancano a poco a poco gli alimenti, rimanendo pure la stessa quantitá di moneta in commercio; cosí non è maraviglia se maggior porzione di essa a quei pochi alimenti per loro prezzo si deve, perché maggiore ne diviene il bisogno in proporzione di essa moneta che abbiamo.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Casilino Capua Annibale